Lapideo (marmo e pietra)
1,80 x 1,00 mt. circa
Il Monumento al Podestà Omobono Pelosi, eseguito in marmo e databile intorno alla metà dell’800, fu realizzato in seguito al suo cospicuo lascito che permise la costruzione del vecchio nosocomio, che venne in seguito demolito per creare spazio alle strutture visibili oggi. Dello storico edificio neoclassico, progettato dal famoso architetto Moraglia purtroppo ad oggi rimane, anche se alterato, solo l’atrio (dove in origine era collocato il suddetto monumento) a cui si accede tramite il pronao con le imponenti quattro colonne in granito. Il nobile Omobono Pelosi (Sondrio, 1808-1840) fu il massimo benefattore dell’Ospedale di Sondrio negli anni della sua fondazione; al Vecchio Nosocomio donò infatti, nel 1837, durante l’ultima fase della malattia che lo colpì in giovane età e che lo portò poi alla morte, l’ingente somma di 30.000 zecchini d’oro. (Si calcola che a quei tempi uno zecchino corrispondesse circa a 13 lire austriache). Giorgio Giorgi, già direttore dell’Ospedale, indica come autore dell’opera Pompeo Marchesi, importante scultore neoclassico milanese; tale attribuzione al maestro, o alla sua bottega, è in fase di studio.
Pompeo Marchesi, nacque a Saltrio (Varese) nel 1783, dopo una prima formazione alla milanese Accademia di Brera con lo scultore G. Franchi, alla fine del 1804 il M. vinse la prima borsa di studio offerta dall'istituzione braidense riformata dal segretario G. Bossi. Poté quindi perfezionarsi, sotto la guida di A. Canova a Roma dove realizzò, come saggi di pensionato, il bassorilievo in gesso, Socrate che esorta Alcibiade ad uscire da una casa di cortigiane (1807) e l'erma in marmo di Leonardo da Vinci (1808), entrambi a Milano, Galleria d'arte moderna. L'erma, sebbene elogiata da Canova, riscosse alcune critiche negative dai professori braidensi per "i tratti del volto troppo giovanili" (Sassi, p. 82, docc. 16 s.). Rientrato a Milano nel 1810, il M. diede avvio alla lunga attività per il cantiere del duomo, diretto dall'architetto C. Amati, con le statue di S. Filippo, S. Ezechiele e il compimento del S. Tommaso (iniziato da B. Ribossi). L'incarico segnò l'esordio di una carriera straordinariamente intensa. Il M. eseguirà in tutto una cinquantina di sculture, fra cui il grande S. Ambrogio della controfacciata nel 1832, S. Canuto Re e S. Caterina da Siena nel 1858 Nel corso degli anni il monumento dell'ospedale di Sondrio ha subìto diversi spostamenti e l’ultima collocazione, all’esterno nel giardino, alla mercè delle intemperie, ha rappresentato la causa di maggior degrado dell’opera. Si è reso quindi necessario un intervento di restauro (2007) che lo riportasse il più possibile allo stato primitivo, considerando la irreversibile penetrazione di agenti biodeteriogeni all’interno della pietra. L’opera infatti si presentava in mediocre stato di conservazione, la superficie risultava alterata dalla presenza di sporco, nerofumo e sostanze organiche di vario genere nonché biodeteriogeni quali muffe e licheni. Si evidenziavano inoltre rotture e mancanze di materia originale, tra cui due particolarmente evidenti sul volto dell’uomo (naso e orecchio). Il ritratto del benefattore è stato realizzato a mezzobusto, in tuttotondo, mentre il basamento, lineare e sobrio ha una stuccatura non originale su tutto il lato retrostante. Ciò ci fa capire che l’opera doveva essere sin dall’inizio stata concepita per essere collocata a parete (perché non vi sono sul retro né elementi architettonici ne continuazione delle modanature) e che (ovviamente trovandosi in giardino) è stata scalzata dall’antica sede e intonacata per rendere gradevolmente visibile il lato prima appoggiato a muro. Tale corpo centrale del monumento si presenta, come già detto, architettonicamente molto lineare e sobrio, gli unici elementi decorativi che lo caratterizzano sono due decorazioni, simili a ventagli composti da 7 riccioli, posti ai lati e un timpano al cui centro è posto il monogramma di Cristo. L’epigrafe centrale reca la scritta:
Quasi sicuramente vi sono almeno due materiali componenti l’opera: il marmo bianco con cui sono stati realizzati la lastra centrale recante l’epigrafe e il busto del benefattore e il marmo di Viggiù del resto del monumento. In seguito a sopralluogo da parte di un tecnico geologo competente (Dott. Maurizio Azzola) vista la granulometria del marmo del basamento vi è il dubbio che anziché essere pietra di Viggiù potrebbe essere pietra arenaria calcarea; ciò però sembra molto difficile vista la reazione durante talune prove in sede di restauro e inoltre l’aspetto potrebbe anche essere conseguenza di una esposizione agli agenti atmosferici e biodeteriogeni. Questo particolare tipo di marmo infatti è già stato (dalla sottoscritta) trattato durante il restauro del 2004 nel Monumento alla Riconoscenza del 1839, opera di Giuseppe Croff e posto davanti a Palazzo Martinengo a Sondrio e proprio in quella sede si è constatato la caratteristica conformazione di tipo saccaroide e quindi la consistenza “a cristalli”, di facile confusione con la pietra arenaria e dal medesimo modo di sgretolarsi e sfaldarsi a contatto con gli agenti atmosferici. In un primo luogo il manufatto è stato accuratamente lavato e liberato dallo strato di sporco, nerofumo e deposito di materiale organico che vi si erano accumulati nel corso degli anni (non si ha notizia di interventi precedenti se non i vari spostamenti dalle cantine a luoghi senz’altro ben poco adatti e onorevoli). In seguito si è proceduto con una pulitura più accurata mediante numerosi impacchi di sostanze idonee e una volta asciutto o quasi l’impacco è stato tolto e la parte in esame ripetutamente lavata e sciacquata con acqua demineralizzata. Durante la fase di lavaggio la pulitura e la rimozione dello sporco sono state ausiliate dall’impiego di spazzolini di ottone. Vedendo che alcune macchie, in corrispondenza soprattutto delle zone dilavate, si erano alleggerite ma erano comunque molto tenaci e non accennavano a scomparire, si è pensato potesse essere un vecchio protettivo penetrato nella materia; si è quindi proceduto nell’eseguire delle prove di lavaggio con solventi vari senza però sortire nessun effetto. Nonostante questi e i precedenti ripetuti tentativi, eseguiti in più riprese e con diversi tempi di applicazione, si è dovuto constatare che, soprattutto sul busto del benefattore, parte dello sporco è purtroppo oramai penetrato nella materia e per una totale rimozione servirebbe un’azione più invasiva o l’impiego di un laser. Onde evitare di alterare il modellato si è preferito non insistere con la pulitura e risparmiare all’opera ulteriori danneggiamenti o stress. Una volta asciutto è stato delicatamente e con grande cura spostato (si è calcolato che solo il basamento centrale esclusi busto e base non originale peserà circa 7 quintali) dal primo cortile (sede provvisoria per il lavoro) alla sede attuale che si spera definitiva. Tale collocazione è stata attentamente valutata nel corso di sopralluoghi e incontri da parte della Dott.ssa Sicoli, Funzionario della Soprintendenza, della Direttrice del Museo Dott.ssa Angela Dell’Oca, dal responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’Ospedale Geom. Alberto Viganò e dal Sig. Franco Di Franco e prof. Claudio Ferrari rappresentanti dell’Associazione culturale “Primo Levi” allogata all’Arci di Sondrio, segnalatori della necessità del restauro che tra l’altro è stato interamente sovvenzionato dall’Azienda Ospedaliera. Il monumento infatti, visto il degrado subito nel corso degli anni precedenti, richiedeva un posizionamento al coperto e l’unica zona consona a tale opera è la portineria, sola parte rimasta del vecchio edificio ottocentesco (di cui rimangono alcuni disegni in Direzione) in parte abbattuto e rimaneggiato negli anni ’60. Grazie allo spostamento si è potuto controllare se sotto il busto del Pelosi o attorno vi fossero delle scritte o la firma dell’autore (come nel monumento del Croff datato e firmato) ma purtroppo non si è trovata nessuna traccia. Una volta collocato definitivamente si è potuto incominciare con la ricostruzione delle parti mancanti e delle piccole stuccature (sempre di comune accordo con la competente Sovrintendenza che nel frattempo aveva visitato di nuovo l’opera). Al termine dell’operazione di ricostruzione e stuccatura delle lacune di materia è stato steso su tutta la superficie un consolidante/protettivo del marmo. Tale impiego si è reso necessario, nonostante la statua sia collocata all’interno dell’edificio, per risolvere il degrado del marmo del basamento che, come ben visibile sui lati e proprio per le sue caratteristiche morfologiche, tende a sfogliarsi nel corso del tempo.
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